Arianna Chieli

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Ma tu, di che cosa ti occupi?

Se abiti a Milano questa è una delle prime cose che ti chiedono. E anche se non vivi nella città del milanese imbruttito, saper rispondere a questa domanda è importante. Almeno averlo chiaro in testa.

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Che noi generazione dei mille euro, delle molte incertezze e della grande creatività, ci si è adattati, si sono seguiti percorsi che non sempre ci hanno portato dove volevamo, ma con molto coraggio, quello di cambiare sempre pur restando se stessi, ci siamo inventati delle professioni che prima non esistevano e dargli un nome, no, non è sempre facile.

Due giorni fa mi sono fatta un regalo. Ho partecipato al al corso di personal branding tenuto da Alessandra Farabegoli e credo siano state le otto ore meglio investite del mio mese, perché Alessandra è bravissima e mi ha permesso di mettere a fuoco delle cose che avevo in testa da parecchio tempo, ma che non riuscivo ad organizzare in maniera coerente.

La lezione, molto pratica, ci ha aiutati ad analizzare grazie all’utilizzo del personal branding canvas (certo che so cos’è , Luigi Centenaro ci ha pure tenuto un workshop al FashionCamp, ma io ero in altre faccende affaccendata) aspetti del nostro carattere, del nostro lavoro e di come comunichiamo ciò che siamo e cosa facciamo. Un aspetto importante per tutti, tanto più per un freelance che deve vendere i suoi servizi e posizionarsi in maniera corretta sul mercato.

E quindi rispondere in maniera chiara alla domanda “Ma tu, di che cosa ti occupi?”

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Tre fogli e numerosi post-it dopo ho capito che non fa niente che io sia blogger e strategist allo stesso tempo, la risposta è comunque tutta lì.

Mi occupo di progetti di comunicazione digitale in ambito fashion, beauty e lifestyle.
Chiara, pulita, semplice.
Sicuri?  Quindi secondo voi cosa faccio: scatto foto?scrivo didascalie? gironzolo per eventi?
E cosa c’entra il fatto che ho un blog? C’entra, c’entra.

Si, ho un blog in cui parlo di moda, bellezza e benessere. Parlo soprattutto alle donne. Si chiama FashionBlaBla e sul mio blog posso realizzare una serie di servizi. Come i video tutorial o i post, che scrivo da quasi cinque anni.

Quindi, proprio perché lo faccio quasi tutti i giorni, so come si fa.

So quante mail ricevo in un giorno per una richiesta di pubblicazione, frequento eventi di settore, mi rapporto con le colleghe che hanno fatto di questa passione una professione.

E so anche chi si inventa le cose, chi compra i followers, chi è capace di scrivere un post in buon italiano, chi invece l’italiano non sa manco dove sta di casa, chi ha una buona reputazione e chi si improvvisa.

E questa competenza mi serve parecchio nel mio lavoro di digital strategist, parola abusata quasi quanto storytelling, che non userò almeno per questa volta.
Insomma Arianna, che cosa fai nella vita?

Trovo le idee creative per sviluppare dei progetti digitali e ne curo l’esecuzione selezionando i talent che ne faranno parte. Quindi sei un’agenzia di management? La risposta è no. Il mio lavoro non è quello di realizzare un margine di profitto sul lavoro dei blogger, influencer, registi, fotografi.

Il mio lavoro è trovare l’idea e le persone giuste per realizzarla, curarne l’esecuzione e portare a casa il risultato.

Che il risultato sia vendere abiti, aumentare il rumore e le conversazioni attorno ad un marchio, far conoscere un nuovo progetto, creare brand awarness dipende dalla richiesta del cliente e le modalità di svolgimento sono le più disparate. Dal piano editoriale alla creazione di un evento dedicato.

Ho capito che agire sui due fronti mi permette di capire il mercato da entrambi i punti di vista.  Ho messo a fuoco quanto questo sia un vantaggio, e l’ho scritto su un post it inserendolo tra valori che mi differenziano dagli altri.

Ma torniamo al personal branding . Non siamo monocordi per fortuna,  anche io come Maricler spiega qui, spesso mi sono lasciata trasportare dalla corrente e non è stato male, sono anche stata rincuorata dal discorso tenuto a TED da Emilie Wapnick ( guardatelo, se non lo avete ancora visto, ne vale la pena)  e sogno che Milly mi chiami a Ballando con le stelle, ma ecco sono in una fase della mia vita in cui ho bisogno di mettere in ordine il caos e credo che farsi aiutare da un professionista sia un buon modo per arrivarci.

What do you want to be when you grow up? Well, if you’re not sure you want to do just one thing for the rest of your life, you’re not alone.

 

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