Arianna Chieli

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“Ah, beata te che fai la giornalista!” spesso mi capita di sentirmi dire frasi simili..”che bel mestiere, chissà quanta gente conosci, e quanto guadagni..” Ecco, la mia giornata da giornalista sfigata è partita nel peggiore dei modi: il recupero crediti. I cossiddetti freelance, come me, gente senza paracadute che si guadagna la pagnotta con grande sudore della fronte, dopo che ha scritto e prodotto, passa al lato commerciale della professione: farsi pagare. Che pare una roba semplice.Bene, dopo aver aspettato 5 mesi, chiamo per la terza volta la redazione romana di un giornale per cui lavoro: “um…sono arianna chieli, vorrei parlare con tiziacaia della contabilità”.. “arianna chi?” mi risponde una voce acida dall’altra parte.” arianna chieli, lavoro per voi” ” ah, guardi, tiziacaia non lavora più qui e ha lasciato un casino nella contabilità..che guardi, ci tocca pure fare gli straordinari, vabbè le provo a passare la persona che si occupa dei pagamenti”. Dopo dieci minuti di attesa, un’altra voce scocciata

“Seee, mi dica? Non chiederà mica soldi anche lei, che oggi è una giornataccia..qui tutti a chiedere soldi!” sento che la mia proverbiale calma zen sta andando in frantumi. Respiro tre volte prima di parlare ” ah, signorina, guardi che io ho lavorato, i miei articoli sono usciti , voi ci avete guadagnato, mica chiedo l’elemosina!” la voce scocciata, ancora più scocciata controlla con calma elefantiaca un database (tanto pago io la telefonata) e, romanamente me dice “tutto sto casino per 375 euro?”, al che glie risponno ” allora pagatemeli, sti 375 euro, che li aspetto da marzo.”…momento di silenzio e poi aggiungo con voce stronzetta “oppure le faccio mandare un fax dal mio legale (ovvero mia cugina, ma tanto che ne sa)e la metto in mora da 30 giorni dopo la scadenza. Atteggiamento contrito dall’altra parte della cornetta e via che parte la sceneggiata “Ah signorina” che mi vien troppo da dirle, mi chiami dottoressa, ” siamo in un momento difficile, mi scuso a nome dell’azienda..no perchè non vorrei che lei pensasse che non paghiamo i nostri collaboratori e blablabla”. Interrompo la lagna causticamente: “Quando mi PA-GA-TE?”

Presto, signorì, presto…

Vedremo….

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